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Verona (Chievo) - Garda, 12 maggio 2000
Partecipanti:
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Pierleopoldo, Giampaolo, Paolo, Pino, Ezio e Stefano
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Programma:
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Venerdì 12 ore 15.00 partenza in bicicletta da Vr Chievo con destinazione Garda,
dove si preleverà la barca a vela per uscita notturna sul lago
con pernottamento in coperta (portare sacco a pelo).
Ritorno a Verona il mattino di sabato 13, con arrivo entro le ore 12.00. Distanza da coprire in
bici: 60 km, andata e ritorno (poca roba...).
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Venerdì 12 maggio ci siamo dati appuntamento da Pierleopoldo, alle 15:00.
Naturalmente, l'unica persona che è riuscita a tardare è stato proprio il padrone di casa, che al momento dell'arrivo ha farfugliato a bocca stretta una
mezza balla. Considerato che, data l'età, ormai il "ragazzo" non ha più speranze di cambiare, abbiamo glissato sui 45 minuti di ritardo imposti: in fondo,
questa abitudine ha assunto ormai dignità "accademica".
Siamo così partiti verso le 16:00.
Solo Piero, Paolo e Giampaolo hanno aderito al trasferimento in bicicletta.
Pino si trovava già a destinazione, mentre Stefano ed Ezio doveva
necessariamente rientrare in serala: si sono presentati al porto di Garda in auto. Siamo salpati attorno alle 18:00, una volta radunata la ciurma. La sera
si preannunciava ben ventosa.
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Il motore è stato spento subito, appena superato il porto.
E' stata la prima uscita ufficiale dopo le grandi "notti" di Luna Rossa: specialmente i
meno capaci, tutti volevano sentirsi chi Celon (abita proprio in riva al lago di Garda),
chi De Angelis. L'unico conscio dei nostri limiti, o meglio, di quelli del suo equipaggio,
era Pierleopoldo, l'istruttore di vela: non voleva essere proprio nessuno, e, finché gli
altri si bisticciavano il timone nel nome di De Angelis, era l'unico a darsi da fare perché la barca si avviasse. Stefano, tuttavia, suo fedele allievo, contribuiva in maniera determinante, e la randa in un baleno era già issata.
Paolo, il meno esperto, ma il più entusiasta, dopo aver capito che il De Angelis sarebbe stato Pino, come uno scolaretto pendente letteralmente dalle labbra di Pierleopoldo si applicava con quanto più impegno possibile per imparare ad impossessarsi al più presto dei segreti della navigazione. Di certo, le notti invernali insonni davanti al video gli hanno insegnato meglio di qualsiasi altro corso cosa sia la randa, il genoa, lo spin, il gennaker, una cima, o cosa significhi andare di bolina, di poppa, ecc. Piero è molto soddisfatto per questo, ed ha già iniziato ad insistere perché il giovane non perda il prossimo corso di vela, programmato per la primavera 2001: Paolo ancora resiste, preferendo le lezioni private al "triathlon", ma considerata la pressione che solo Pierleopoldo sa esercitare è probabile che alla fine dovrà cedere.
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Una volta lasciata alle spalle Garda, l'intenzione era quella di
far passare un paio d'ore, fino a che non fosse arrivato il momento di cenare.
Stefano caldeggiava a gran voce l'idea di andare in un certo posticino a Torri,
dove si poteva mangiare dell'ottimo pesce di lago. Non rimaneva che telefonare (vedi la foto),
e dirigersi verso Torri.
Pino non voleva, perché lui ama portare la barca in sbandata, di bolina. Per andare a
Torri bisognava farsi spingere dal vento portante di poppa, a meno di decine e decine di traversi.
Fu così che, per tutta la prima ora, la barca ha tenuto un'andatura prevalentemente di
bolina.
Vedevamo Team New Zealand dappertutto, e riuscivamo sempre a batterlo: "We are faster! Siamo più veloci" il nostro Torben-Paolo ripeteva. Se solo ci avesse visto Bertelli...
Intanto il tramonto, splendido, stava ormai arrivando. |
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Pierleopoldo, accanto all'albero, sembra tuonare:
"Qui comando io!". L'inusuale espressione del viso si sposa con la severità
del cielo... (vedi foto a sx)
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Ad un certo punto, tuttavia, la benedetta andatura portante andava
cercata, se si voleva davvero cenare a Torri. All'inizio Pierleopodo ha suggerito la classica
manovra da bancari sfigati: lascare il fiocco per sfruttare
il vento da dietro. Già Pino cominciava a dare segni d'irrequietezza: quell'andatura
"piatta" non gli piaceva per niente. Paolo, che aveva visto "tante troppe" regate di Luna Rossa,
non poteva assolutamente tollerare che non si adoperasse lo spin.
Pierleopoldo, di cuore, avrebbe anche acconsentito, ma in barca c'erano troppi passeggeri con
poca voglia di fare. Allora Paolo implorò: con l'aiuto ancora una volta determinante di
Stefano lo spin fu finalmente gonfiato! (la foto sopra è il giusto merito agli unici che
nell'equipaggio hanno contribuito al suo utilizzo).
Il timoniere Pino, intanto, fortemente demotivato per l'assenza di "sbandate", si è
concesso momenti di debolezza con Giampaolo, tra le urla dei due poveri scemi Paolo e Pierleopoldo, intenti alla manovra della grande vela.
Così, lo ammettiamo, qualche poco edificante "caramella" si è vista.
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